Regia: Zhang Yuan
Sceneggiatura: Wang Shuo, Dai Ning
Cast: Bowen Dong, Yuanyuan Ning, Manyuan Chen
Produzione: Cina/Italia 2006
La guerra dei fiori rossi, film cinese di Zhang Yuan (Diciassette anni, East Palace West Palace), coprodotto da Marco Muller e tratto da un romanzo di Wang Shuo è un film che si lascia guardare piacevolmente, ma che non colpisce come vorrebbe.
La storia raccontata è uno spaccato di vita di Fang Qiangqiang, un bambino di quattro anni che, in un non meglio precisato periodo a metà del secolo scorso, viene affidato dai genitori troppo occupati per accudirlo alle cure di un istituto -un asilo- cinese pieno di ferrei regolamenti e inadatto allo spirito ribelle del protagonista. I fiori rossi del titolo sono dei premi che vengono dati ai bambini che si comportano bene seguendo tutte le regole loro imposte. Le tematiche rimandano immediatamente ad alcuni capolavori del cinema europeo e francese in particolare (I quattrocento colpi, Zero in condotta) ma purtroppo la forza dirompente di questi capisaldi del cinema non ne è uguagliata. Ciò che sembra essere la carenza principale del film è la mancanza di una storia forte e coinvolgente da raccontare, che sappia rapire ed emozionare come dovrebbe. Nell'ora e mezza di pellicola assistiamo per lo più a una serie di dispetti, marachelle, giochi, pianti e risate di bambini che, pur strappando molta tenerezza e qualche sorriso, non riescono a sopperire alle carenze che stanno nella debole sceneggiatura e non riescono ad emozionare come avviene, ad esempio, nel decisamente più riuscito Non uno di meno di Zhang Yimou.
Ma non fraintendete, come detto in apertura La guerra dei fiori rossi è un film piacevole e che scorre via leggero nella sua ora e mezza di durata. Il suo maggiore punto di forza è indubbiamente la straordinaria interpretazione dei giovanissimi attori, che sembrano veri anche nelle situazioni più difficili da ricostruire in scena, e il merito è di certo anche del regista che li ha saputi dirigere molto sapientemente. Alcune sequenze, come quelle notturne in cui il protagonista sogna di danzare sulla neve in fuga dalla propria ombra, sono davvero ben riuscite e trasudano una vena poetica e un lirismo apprezzabili. Geniale (ma non certo nuova) l'idea di girare molte scene all'altezza di un bambino di quell'età rendendo di fatto alcune scene (come quella in cui due bambine spostano una sedia che sembra enorme) molto immersive e anche divertenti.
Il comportamento ribelle del piccolo Qiang a tratti è molto curioso ed esprime con reale sincerità la voglia di sfuggire alle convenzioni, il desiderio di non conformarsi alla massa tipico degli altri bambini. Salvo rare occasioni, infatti, tutti i coprotagonisti si sottomettono senza fiatare agli ordini che vengono loro impartiti al punto da sembrare tutti uguali, come tanti stampini che daranno forma a modelli comportamentali perfetti ma del tutto privi di identità. Esplicativa la scena in cui i giovani sfilano di fronte a un plotone di soldati in riga imitandone i classici movimenti formali, quasi a voler estendere la tematica principale e a vole r suggerire che in realtà ciò che accade in quell'asilo è solo un allegoria di un atteggiamento che piaga la società contemporanea. Peccato che il film non osi andare oltre, peccato che appena si intravede la possibilità di svoltare verso un prodotto più drammatico si svolti e si torni indietro, peccato che il messaggio sia solo sussurrato e non risalti forte e chiaro e che anzi, ripetutamente, si ricerchi una leggerezza da commedia che potrebbe funzionare solo nella prima mezz'ora ma che non avrebbe dovuto portare lo spettatore ad un finale che onestamente non risulta davvero efficace.
Peccato perchè le qualità per realizzare un prodotto molto più efficace c'erano tutte se solo si fosse osato di più. Nonostante questo vale comunque la pena di dare una visione a questo lungometraggio (attenzione al doppiaggio in italiano di dubbia qualità), fosse anche solo per ammirare divertiti le smorfiette degli attori bambini e passare una serata con una commedia un po diversa dal solito.
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