Regia: Mark Waters
Sceneggiatura: Karey Kirkpatrick, David Berenbaum, John Sayles
Cast: Freddie Highmore, Sarah Bolger, Mary Louis Parker, David Strathairn, Nick Nolte
In principio fu il libro, scritto da Tony Di Terlizzi (anche produttore della pellicola) e Holly Black, poi venne, come è giusto (?) che sia, la trasposizione cinematografica.
Alla regia c’è lo specialista dei teen movies, Mark Waters (è suo il brutto “Mean girls” con le sorelle Duff), che è tuttavia riuscito a confezionare, complice anche l’ottima fotografia di Caleb Deschanel, una pellicola capace di coinvolgere e attrarre non solo i più giovani tra gli spettatori.
Sotto la scorza del film prettamente fantasy si annida infatti una storia ricca di metafore (molte sono, probabilmente, rimaste sulle pagine dei libri), in cui tra i classici stereotipi (famiglia in crisi e adulti che si rifiutano di credere che ci sia ancora spazio per la magia e per la fantasia) si evolve una vicenda che non manca di intrattenere, arricchita da venature dark e che personalmente è preferibile, di gran lunga, all’ultimo episodio della saga di “Harry Potter” (“nemico” dichiarato della produzione, che punta ad eguagliarne il successo con una franchise dall’ampio potenziale).
Jared, Simon Grace (entrambi interpretati da un ottimo Freddie Higmore, visto anche di recente in “La musica nel cuore - August Rush”) e loro sorella Mallory (Sarah Bolger, “In America”) lasciano la fredda New York insieme alla madre, un’assente Mary Louis Parker (famosa principalmente per la serie tv “Weeds”), per rifugiarsi nel New England, nella vecchia tenuta dello zio Arthur Spiderwick (un sempre bravo David Strathairn), con l’intento di cominciare una nuova vita.
Quella che all’apparenza è una vecchia casa patronale ospita invece al suo interno misteriose creature magiche e un libro incantato, che più di ogni altra cosa l’orco Mulgrath (in forma umana incarnato da un dimesso Nick Nolte) brama.
Starà ai tre fratelli ritrovare lo zio, scomparso ormai ottant’anni or sono, e tentare di salvare non solo l’intero reame fantastico, ma tutto il mondo.
Tutte le creature, interamente digitali, sono state realizzate dalla ILM di George Lucas (al solito Phil Tippet ne ha curato il design), ma ciò nonostante il risultato non è dei migliori, alcune risultano fin troppo posticce (il maiastrillo tanto per dirne una), mentre altre sono egregiamente realizzate (il grifone, tanto per dirne un’altra).
Tuttavia, nonostante la storia non faccia certamente gridare al miracolo, né tanto meno risulti innovativa, ogni tanto fa’ anche bene scrollarsi di dosso i soliti, rigidi, schemi (e pregiudizi) e guardare e godersi un film per ciò che è realmente (in questo caso un prodotto d’intrattenimento il cui target di riferimento sono i ragazzi e le famiglie), non con gli occhi da adulto, molto spesso fin troppo razionali, ma con quelli di un bambino, che vede prender vita davanti a sé tutto un nuovo mondo, un po’ come accaduto con altri due film fantasy visti di recente, “Un ponte per Terabithia” e “La tela di Carlotta”, ingiustamente sottovalutati a discapito di porcherie ben peggiori propinateci da questa o quell’altra Major (tra cui il bruttissimo “Il risveglio delle tenebre” e l’interminabile “La Bussola d’oro”) e i film in questione svolgono benissimo il loro “dovere”.
“Spiderwick - Le cronache” è un discreto film fantasy che non manca di entusiasmare e coinvolgere nonostante risulti fin troppo impostato e risenta di alcune lacune, anche sotto il profilo degli effetti speciali (la ILM ha stranamente deluso), ampiamente colmati tuttavia dalla bravura del “duplice” protagonista, un Freddie Highmore che sono certo non mancherà di sorprendere ancora in futuro, con la speranza di rivedere presto in sala i due gemelli Simon e Jared Grace (nonostante il film paia essere autoconclusivo).
Una recensione a cura di Svengali
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