Regia: Koreeda Hirokazu
Sceneggiatura: Koreeda Hirokazu
Cast: Yagira Yûya, Kitaura Ayu, Kimura Hiei, Shimizu Momoko, Kan Hanae
E' davvero impossibile non rimanere costernati e allibiti di fronte alla storia di un infanzia rubata e di un assenza dal peso di un macigno nell'esistenza dei quattro giovani protagonisti del film. Al centro della vicenda ci sono, appunto, i quattro figli di una donna senza marito, due maschi e due femmine, i quali si trovano costretti ad una vita di sacrificio per dare la parvenza che la madre abbia sotto le sue cure un unico figlio (il più grande) e che possa quindi permettersi di lasciare a lui le faccende di casa durante i suoi giorni di assenza. Tutto questo permetterebbe anche, nella visione assurda della donna, di ottenere la possibilità di vivere in un appartamento altrimenti precluso a una famiglia così numerosa e con bambini tanto piccoli. Ed ecco quindi come veniamo introdotti alla visione, con una donna e un figlio che trasportano grosse e pesanti valigie in un nuovo appartamento dalle quali improvvisamente sbucano gli altri bambini che si troveranno costretti a vivere reclusi in quella casa, concettualmente simile ad una prigione. Escluso il figlio maggiore Akira, che può saltuariamente uscire per sbrigare le faccende fondamentali (ma che si trova sulle spalle una responsabilità enorme quando la madre è assente), per gli altri protagonisti praticamente non esiste vita sociale. Niente scuola, niente aria fresca, niente amici. Nemmeno il piccolo terrazzo è accessibile a loro, che rischierebbero di farsi notare dai vicini mandando all'aria i piani della madre. Ma la mancanza che pesa maggiormente nelle giornate di queste giovani vite è quella dei genitori, del padre che non c'è e soprattutto della madre che potrebbe esserci ma che non fa nulla per adempiere quelli che sono i suoi obblighi morali nei loro confronti. E anche se a tratti, soprattutto nella prima parte, la serenità e la gioia di vivere, sostenute dai sogni e dalla speranza, sembrano non sparire dal volto dei giovani attori, in realtà la tragedia incombe, la si respira e la si teme mentre l'esistenza dei protagonisti degrada sempre di più durante l'ultima, anomala, lunghissima assenza del genitore. E quando accade, l'inquadratura che desiste dall'immortalare la tragedia non fa altro che riflettere la naturale tendenza di noi spettatori a non voler accettare l'inevitabile e tristissimo finale che ci stringe il cuore in una morsa d'acciaio.
Molto realistico e commovente, fra i più apprezzati lavori di Koreeda, Nobody Knows è un film dalle qualità davvero eccelse che una volta visto difficilmente potrà essere dimenticato.
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