Regia: Brad Silberling
Sceneggiatura: Brad Silberling
Cast: Morgan Freeman, Paz Vega
Originariamente previsto per Novembre 2007, esce in sala una piacevole commedia che mira più a far sorridere che a far ridere.
Giunto a Carson entra in uno dei tanti drugstore e incontra Scarlet (Vega), commessa alla cassa da massimo 10 pezzi.
Tra una chiacchiera e l’altra riesce a convincerla ad accompagnarlo a casa e durante il tragitto avranno modo di approfondire la loro conoscenza e instaurare una platonica amicizia.
Silberling (“Lemony Snicket - Una serie di sfortunati eventi” il suo ultimo lavoro da regista) concentra l’intero film sul carismatico Morgan Freeman, anche produttore della pellicola, che mancava sugli schermi dalla scorsa settimana (“Gone baby gone” N.d.R..) , che interpreta un ipotetico e immaginario (ma neanche tanto) sé stesso, in grandissima forma e una volta tanto in un ruolo distante dal “classico” eroe/macho che ci ha abituati a vedere, e sulla simpatia di Paz Vega (di recente in “La masseria delle Allodole” dei fratelli Taviani).
Una coppia anticonformista (in contrapposizione ai Clerks di Kevin Smith) posta al centro di una sceneggiatura praticamente ridotta all’osso, quasi inesistente, ma che riesce con brio e leggerezza, e una sequela di dialoghi “accattivanti” e diretti a risultare comunque piacevole e attraente, nonostante le diversità e i diversi intenti.
Favorito dall’esperienza del suo istrione Freeman e dalla candida Paz Vega che molto spesso ricorda la miglior Penelope Cruz e che sicuramente riesce a piacere nonostante il personaggio inizialmente scomodo costretto ad interpretare (una cassiera ostica e riservata come poche, ma solo in apparenza).
La spensieratezza permea l’intero film (dura “solo” 80 minuti e volano via in un batter di ciglia) e il Silberling indipendente, diverso dagli standard da blockbuster a cui ci aveva abituati con le precedenti produzioni (“Casper”, “City of angels” e lo stesso “Lemony Snicket”), regala un grazioso prodotto d’intrattenimento che non mira sicuramente a far ridere (non mancano i momenti comici o pseudo-tali) e che, ironia della sorte, si rivela essere un degno esponente del tanto osannato (in tempi moderni) cinema Indie americano (e forse anche per questo, viste le basse aspettative risulta ancora più gradevole).
Le 10 cose a cui allude il titolo italiano altri non sono che i 10 motivi, le 10 ragioni, per rimanere attaccati a questa vita, le 10 cose di cui non si potrebbe mai fare a meno, un po’ come pronosticato dal Woody Allen di “Manhattan”.
Il finale, così aperto (o chiuso, a secondo di come lo si voglia vedere) lascia un senso di tristezza e felicità allo stesso tempo, si spererebbe in un qualcosa di più, che uno dei due osasse un bacio, che probabilmente mai arriverà, ma è giusto così.
Peccato non lo si possa apprezzare un po’ ovunque, non ha infatti goduto, al solito, di una buona distribuzione in sala (ed è un’abitudine che vorrei si perdesse quanto prima) e soprattutto lo si veda solo due anni dopo la sua realizzazione.
“10 items or less”, titolo originale, sta ad indicare le casse dei supermercati dove si può passare con un massimo di 10 pezzi.
In patria è stata realizzata, forte del successo del film, una serie tv dall’omonimo titolo (13 episodi), tuttavia inedita qui da noi.
Particina per Kumar Pallana (l’indimenticato maggiordomo indiano dei “Tenenbaum” e presente in tutte le produzioni di Wes Anderson), che interpreta il vice-direttore del drugstore.
Bello.
20.4.08
Recensione: 10 cose di noi
Un attore (Freeman, per tutto il film personaggio rimarrà senza nome) che non lavora ormai da quattro anni viene ingaggiato per interpretare un direttore di un supermercato in un film indipendente, decide allora di studiare, per immedesimarsi a fondo col personaggio, il comportamento dei dipendenti di un supermercato.
Recensione a cura di Svengali
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