Regia: Mike Cahill
Sceneggiatura: Mike Cahill
Cast: Michael Douglas, Evan Rachel Wood, Willis Burks II
Viaggio nella California, insieme ad uno stralunato Michael Douglas, alla ricerca di un improbabile tesoro.
19.5.08
Recensione: Alla scoperta di Charlie
Tornato a casa dopo un lungo periodo trascorso in una clinica psichiatrica, Charlie (Douglas) è completamente estraneo a tutto ciò che lo circonda ed è ossessionato da un unico pensiero: ritrovare il tesoro del missionario Padre Juan Florismarte Garces, sperduto chissà dove nella California.
E finisce per coinvolgere nella folle impresa anche la figlia Miranda (Wood), costretta a vivere quasi sempre da sola e a crescere prematuramente, e l’amico Pepper (Burks), che alterna la vita in prigione con quella fuori dalle sbarre.
Un viaggio non solo fisico, ma anche spirituale, per riallacciare un rapporto padre-figlia, ormai quasi inesistente.
Probabilmente, “Alla scoperta di Charlie”, su carta sarebbe stato un validissimo romanzo di formazione, ma su pellicola si rivela una cocente delusione.
La pellicola dell’esordiente Mike Cahill (anche sceneggiatore) si regge, infatti, interamente sulla bella interpretazione di Michael Douglas (sempre più identico al padre Kirk), stralunato e fuori dagli schemi (un po’ come nel sottovalutato “Wonder Boys” di Curtis Hanson), quasi costretto a sopperire alle mancanze di una sceneggiatura fin troppo labile e macchinosa, che tratteggia gli eventi alla surreale maniera di Wes Anderson, ma senza mordente alcuno e soprattutto senza la visionaria genialità dell’autore newyorkese.
Indubbiamente il primo tempo funziona meglio del secondo, Cahill introduce l’intera vicenda e la classica relazione padre-figlio (figlia in questo caso) sottolineando gli eventi con le belle musiche composte da David Robbins, la ricerca, simile a quella del famigerato “Squalo giaguaro” de “Le avventure acquatiche di Steve Zissou” sembra avere un suo perché.
Salvo poi cedere il passo alla noia e al senso di già visto in un secondo tempo macchinoso, piatto e poco divertente, risultando più un seguito “sweded” dei vecchi film di Zemeckis con lo stesso Douglas protagonista (“Alla ricerca della pietra verde” e “Il gioiello del Nilo”) che una commedia.
Douglas continua a giocare sulla sua figura, la giovane Wood appare anch’ella stralunata (quando non dovrebbe) e il terzo “incomodo” Willis Burks II (attore da serial più che altro) si rende protagonista dell’unico siparietto comico realmente riuscito.
Si riprende nel finale, abbastanza prevedibile, ma è troppo poco per considerarlo un film riuscito.
Inspiegabili le allucinazioni-sogni di Miranda, che più che dar profondità al personaggio disturbano la visione.
Presentato come indipendente al Sundance del 2007 e prodotto da Alexander Payne (“Sideways” e “A proposito di Schmidt”, da recuperare entrambi), il film di Mike Cahill è sicuramente da considerarsi un buon esordio e nulla di più.
Un vero peccato, le carte in tavola perché fosse qualcosa di diverso dalla solita commedia (finto) indie, che gli americani si ostinano ad esportare, c’erano, ma si è deciso di puntare sul nome di richiamo e non sui contenuti.
Agrodolce.
Recensione a cura di Svengali
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