15.3.08

Recensione import: The blue light

Regia: Yukio Ninagawa
Sceneggiatura: Yukio Ninagawa, Takuya Miyawaki
Cast: Kazunari Ninomiya, Aya Matsuura, Baijaku Nakamura, Anne Suzuki, Kumiko Akiyoshi
Produzione: Giappone, 2003


Passato praticamente inosservato, The blue light è una delle tante preziose gemme da scoprire del moderno panorama cinematografico giapponese. Una storia adatta a un thriller raccontata in maniera tanto intimista da farne risultare un film profondamente drammatico ed esistenziale, doloroso e indagatore della mente e del cuore umano.
E' la storia del delitto perfetto che poi, come da tradizione, perfetto non si rivela. A commetterlo non è un efferato serial killer, ma un ragazzo normalissimo, con qualche problema forse, ma niente di difficilmente riscontrabile in un giovane adolescente. Un ragazzo che vede nel suo ex patrigno, ristabilitosi abusivamente nell'abitazione della sua famiglia, un usurpatore della pace familiare, un intruso. Che a ben vedere è esattamente quello che è, un uomo che non ha nulla da offrire e che per quanto possa essere poco approfondito nel film, lo è quanto basta per rendere evidente che non si tratta certo di una persona apprezzabile. Il problema non è l'atteggiamento più che legittimo che il protagonista, di nome Shuuichi, ha nei suoi confronti, ma è il metodo che egli decide di adottare per sbarazzarsi del problema. Un metodo, l'assassinio, che dal suo personalissimo punto di vista, comprensibile per molti versi, è del tutto legittimo. Non ci sono ripensamenti, non ci sono sensi di colpa, mentre l'omicidio viene pianificato. Ma dopo quel gesto, dopo la faccia dell'uomo che si contrae sotto gli occhi sbarrati del suo carnefice, niente sarà più come prima. Il mondo crolla addosso a Shuuichi, lentamente, inesorabilmente, anche dopo che il caso viene archiviato come morte naturale dalla polizia. Il senso di colpa, il rimorso, una serie di piccoli dettagli che sembravano inezie prima del momento fatidico ritornano a galla. Le cose peggiorano quando l'amico che Shuuichi aveva aiutato, ironia beffarda, a non commettere un assassinio, si rivolta contro di lui e il protagonista è costretto per la seconda volta a decretare la fine di una vita umana, mascherando l'omicidio come legittima difesa. A quel punto l'intera società sembra rivoltarglisi contro, la polizia, i coetanei, i professori. Unico appiglio, oltre alla famiglia, la compagna di classe Noriko, l'unica che sembra capirlo davvero, l'unica che che si sforza di stargli vicino pur essendo quella che probabilmente ne sa più di tutti sul conto di Shuuichi. Ma i sentimenti di Noriko non basteranno a riscattare l'innocenza perduta, l'animo sporcato e macchiato di sangue, la coscienza turbata e il rimorso che porterà inevitabilmente al tragico finale, sulle note della bellissima “The post war dream” dei Pink Floyd che avevamo già ascoltato durante i titoli di testa e che chiude in maniera memorabile la pellicola sull'espressione piangente della ragazza che fissa l'obbiettivo e che racchiude tutta l'amarezza del film in un unico e intensissimo sguardo.
Davvero, è difficile non lasciarsi coinvolgere da questa pellicola, grazie a una sceneggiatura perfetta e a una regia che fa il suo lavoro in maniera eccellente. L'occhio del regista si sofferma più sugli sguardi che sulle parole, esempio lampante la scena in cui Shuuichi e Noriko si fissano attraverso il vetro della vasca nella stanza di lui, sotto una struggente luce blu, in una serie di controcampi che ne esaltano le espressioni. Tutto il corpo del film è accompagnato poi da una stupenda colonna sonora, che risulta ben più efficace di tanti dialoghi nell'esprimere le emozioni che invadono i personaggi di questo dramma. Nota a parte per i bravissimi interpreti: Kazunari Ninomiya (che vedremo qualche anno più tardi in Letters from Iwo Jima) solido ed efficace, Aya Matsuura dolcissima e dallo sguardo perforante, Baijaku Nakamura comprensivo e a tratti divertente detective.
Poetico e toccante, profondo e sconvolgente, attuale e riflessivo. Tre delle scene citate, quella del primo omicidio, quella che ritrae Shuuichi e Noriko in uno scambio di sguardi di rara profondità e quella finale, varrebbero da sole la visione. Ma The blue light è in realtà stupendo dall'inizio alla fine, viaggio nell'animo di un adolescente turbato, parabola del rimorso, incursione negli antri più oscuri del cuore umano.
Da vedere e da assaporare minuto dopo minuto, fino al termine della visione, quando in un impeto di emozione verrebbe voglia di lasciarsi avvolgere e abbandonare in quella bellissima luce blu.


Recensione a cura di Nosf

0 commenti:

Creative Commons License
This opera by I Soliti Ignoti is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo 2.5 Italia License. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 07.03.2001. Tutti i marchi, le fotografie e le immagini che compaiono nel sito sono di proprietà delle relative case di produzione e dei relativi proprietari. Tutte le copertine presenti nel sito sono a solo scopo dimostrativo. I soliti ignoti declina ogni responsabilità sul loro utilizzo.