6.5.08

Recensione Home Video: Aliens vs Predator 2

Regia: Colin Strause, Greg Strause
Sceneggiatura: Shane Salerno
Cast: Steven Pasquale, Reyko Aylesworth, John Ortiz, Johnny Lewis

Sequel del film diretto da Paul WS Anderson, virato in salsa splatter.
Disponibile a noleggio dal 7 Maggio.



I sequel sono sempre un prodotto difficile da trattare, soprattutto quando si tratta di riportare su schermo due mostri (e proprio il caso di dirlo) sacri come “Alien” e “Predator”.
Il film, diretto dagli esordienti Strause (si occupano generalmente degli effetti visivi), riprende dove finisce il precedente diretto da W.S. Anderson.
La torbida sceneggiatura, tallone d’Achille della pellicola, è di Shane Salerno (“Shaft”).
Tutto è inevitabilmente forzato, ogni evento accade perché “deve accadere” e non perché c’è una consenquenzialità di eventi che li determina.
Ogni personaggio, nessuno escluso, è caratterizzato alla “bene e meglio” e racchiude in sé tutte le caratteristiche tipiche del personaggio da teen-horror movie, carattere piatto, zero introspezione psicologica ed un destino già segnato dalla loro prima apparizione sulla scena.
Eroe di turno è l’inespressivo Steven Pasquale, che riesce a farsi odiare come pochi altri nel giro di 5 minuti dall’inizio della pellicola, scontrandosi con la sua nemesi (non vi preoccupate, nel corso della storia diverranno grandi amici e arriveranno anche a combattere fianco a fianco) John Ortiz (“American gangster” e “Miami Vice”), che interpreta, in questa fiera del luogo comune, lo sceriffo Morales.
Ma c’è anche chi, come Reyko Aylesworth (“24” e al cinema “Mr. Brooks”) e Johnny Lewis (altro attore da serial tv, con “The O.C.”, e presto nuovamente in sala con “One missed call”), riesce a fare di peggio.
La prima è una brutta copia d’Ellen Ripley, inquadrata nell’attuale contesto della guerra in Iraq, che non brilla per carisma ed è sempre con il broncio, il secondo, invece di limitarsi ad interpretare il ruolo dello sfigato e dell’outsider (come ci si aspetterebbe da un degno comprimario di un simile prodotto) pensa bene di reinventarsi “spaesato” in oni singola inquadratura.
I due protagonisti, come si evince dal titolo, avrebbero dovuto essere gli Alien e il Predator, tuttavia, come nel precedente episodio, l’azione scenica finisce invece per concentrarsi sugli umani e sulla loro disperata (?) fuga.
Le poche volte in cui s’intravedono (perché l’illuminazione sembra essere diventato un optional troppo costoso a Hollywood di questi tempi) le due creature (che solo dal secondo tempo incominciano a condividere la scena), tutto risulta confusionario, c’è infatti una totale mancanza di pathos e le coreografie sono “mal studiate” nei minimi particolari.
Il finale, irrimediabilmente forzato e prevedibile, fa tirare un sospiro di sollievo e la finta “imprevedibilità” della sceneggiatura lascia il posto ai titoli di coda.
Tuttavia è anche sul piano tecnico che si annidano altri difetti, innanzitutto le inquadrature, confusionarie, prive di nesso logico e, in alcuni frangenti, insensate (il tutto sembra esser stato affidato all’Automavision tanto caro a Lars Von Trier) e anche il design del nuovo mostro di “casa” Fox (il Predalien), tanto atteso al suo esordio sul grande schermo, è deludente (a tratti ricorda il becero mostro del film “Creatura”).
Ma allora cosa c’è di buono in questa catastrofe?
A conti fatti nulla, se non il poter vedere i due mostri scontrarsi , ma il tutto è condito, come detto in precedenza da grossolani errori e “arricchito” da una pessima fotografia (a tratti ricorda quella dell’altro brutto di casa Fox, “Le colline hanno gli occhi 2”) e da effetti speciali nella media (sarebbe il minimo, considerando che gli Strause sono “famosi” come supervisori degli effetti speciali attraverso la loro società, la “Hydraulx”).
Inevitabile il paragone col precedente lavoro di Anderson, che pur nella sua “bruttezza” risulta a tratti più coerente con quello che è lo spirito delle due saghe cinematografiche, salvo perdersi nella parte finale e in alcuni (per niente marginali) dettagli.
Sembrava impossibile fare peggio, ma il dinamico duo c’è riuscito in pieno.
Se il buongiorno si vede dal mattino…
Predatrice (la Fox, che realizza questi “film” al solo scopo di fare soldi, non pensando ai paganti spettatori, o meglio, non rispettandoli).

Nota a margine:
Il nostro Raoul Bova, per quanto non brilli per espressività, è dieci spanne avanti rispetto ad ognuno degli attoruncoli che ha preso parte a questo disastro.
Inoltre è ingiustificato il divieto (ma è solo italiano) di visione ai minori di anni 18.


Recensione a cura di Svengali

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