Regia: Jon Favreau
Sceneggiatura: Mark Fergus, Hawk Ostby, Art Marcum, Matt Holloway
Cast: Robert Downey Jr., Gwyneth Paltrow, Jeff Bridges
Ennesima trasposizione per il cinema direttamente dal mondo supereroistico Marvel, qualitativamente sopra la media.
C'era molta attesa, tanto da parte dei fans del comic quanto dai semplici appassionati di cinema propriamente detto “commerciale”, per questa mega produzione (per la prima volta interamente finanziata dalla stessa Marvel) relativa al magnate Tony Stark che a seguito di inaspettati eventi si trasforma nel supereroe Iron Man. E tutto sommato, considerato soprattutto la qualità media di molte trasposizioni similari, bisogna ammettere che le aspettative sono state abbondantemente soddisfatte.
Pur non collocandosi esattamente ai vertici di questo sottogenere così inflazionato negli ultimi anni (quello che attinge a piene mani dall'enorme paniere -se così vogliamo definirlo- che il fumetto americano mette a disposizione dell'industria hollywoodiana), risulta essere un prodotto di grande impatto, coinvolgente e, nonostante la durata non indifferente, anche piuttosto scorrevole.
La storia che viene raccontata, e che molti già conosceranno, è quella di un giovane costruttore di armi che rilevata la proficua azienda del padre lascia la gestione nelle mani dei dirigenti e si gode la bella vita, sperperando gli enormi guadagni e non preoccupandosi minimamente dell'utilizzo e delle conseguenze degli armamenti che la sua azienda produce. Questo fino al momento in cui, durante un viaggio in Afghanistan, viene rapito da una squadra di terroristi che lo costringono a realizzare per loro l'ultimo ritrovato tecnologico firmato Stark Industries. E' durante questa prigionia che Tony, approfittando dell'ingenuità dei suoi rapitori, da vita all'armatura che oltre a consentirgli di fuggire costituisce anche la base per quella (molto più avanzata) che una volta indossata lo trasformerà nel supereroe che tutti
conosciamo. Ma durante i tre mesi di reclusione il protagonista subisce numerosi cambiamenti: tanto nel corpo, che continua a vivere solo grazie al reattore impiantato vicino al suo cuore che da energia a un elettromagnete il cui scopo è tenere lontane delle schegge metalliche penetrate nel suo torace durante l'attacco mirato alla sua cattura, quanto nello spirito. Soprattutto nello spirito, perchè il Tony Stark che evade da quella caverna è un uomo diverso, un uomo che ha preso coscienza di quello che lui ha indirettamente realizzato fino a quel momento, un uomo che comprende il potenziale distruttivo delle proprie armi, ma che soprattutto comprende quanto facilmente quelle stesse armi vengano utilizzate nel modo sbagliato. Da quel momento Tony Stark capisce anche che la tecnologia che sta alla base dei suoi progetti deve essere utilizzata in altro modo, capisce che affinché tale tecnologia possa divenire di beneficio per l'umanità è necessario che rimanga nelle mani giuste, le proprie.
E' questa la genesi di Iron Man e la sceneggiatura da molto risalto alla fase di crescita e maturazione del protagonista. Questo è paradossalmente un pregio (perchè Tony Stark ne guadagna sensibilmente in quanto a caratterizzazione) e un difetto (perchè rimane poco spazio per approfondire gli altri personaggi e in particolare il primo, vero nemico di Iron Man, che non risulta particolarmente memorabile). Nonostante questo, bisogna ammettere che le due ore di pellicola risultano essere quasi sempre godibili, in parte grazie all'autoironia sempre presente ma che non è mai troppo invasiva e che da un tocco di originalità al film. Ma il merito più grande va attribuito all'attore principale Robert Downey Jr che col suo carisma e con la sua notevole presenza scenica diventa il punto forte di questo bel film, riuscendo a dar vita a un personaggio dalle molteplici sfumature, con una personalità molto forte e affascinante, che cattura immediatamente le simpatie degli spettatori. Forse è proprio l'estro del protagonista a mettere in ombra gli altri interpreti, che purtroppo non risaltano allo stesso modo.
Ma poco importa, Tony Stark basta e avanza.
Senza alti e bassi la regia, che fa il suo lavoro e che si avvale di una buona fotografia e di ottime scelte scenografiche, come quella di ambientare parte della storia in Afghanistan dando maggiore varietà all'impianto estetico. La colonna sonora, che incorpora numerosi pezzi non originali, è tutto sommato azzeccata e in sintonia con lo spirito sbarazzino di Stark.
In sintesi, ci troviamo di fronte a una trasposizione con tanti pregi e con pochi difetti, non certo perfetta, ma che con tutta probabilità accontenterà un po chiunque (i primi dati relativi agli incassi lo confermano). Un film senza grandi pretese, che vuole essere scorrevole e adatto a ogni fascia di appassionati, che a ben vedere si è già ritagliato un posto d'onore all'interno del suo genere e che, come è già stato confermato, darà vita a un sequel nel quale, lo speriamo con tutto il cuore, si potranno mantenere quegli aspetti positivi già apprezzati in questo progetto e chissà, sperar non nuoce, migliorare in quei pochi dettagli che lo hanno tenuto lontano dall'eccellenza.
Pur non collocandosi esattamente ai vertici di questo sottogenere così inflazionato negli ultimi anni (quello che attinge a piene mani dall'enorme paniere -se così vogliamo definirlo- che il fumetto americano mette a disposizione dell'industria hollywoodiana), risulta essere un prodotto di grande impatto, coinvolgente e, nonostante la durata non indifferente, anche piuttosto scorrevole.
La storia che viene raccontata, e che molti già conosceranno, è quella di un giovane costruttore di armi che rilevata la proficua azienda del padre lascia la gestione nelle mani dei dirigenti e si gode la bella vita, sperperando gli enormi guadagni e non preoccupandosi minimamente dell'utilizzo e delle conseguenze degli armamenti che la sua azienda produce. Questo fino al momento in cui, durante un viaggio in Afghanistan, viene rapito da una squadra di terroristi che lo costringono a realizzare per loro l'ultimo ritrovato tecnologico firmato Stark Industries. E' durante questa prigionia che Tony, approfittando dell'ingenuità dei suoi rapitori, da vita all'armatura che oltre a consentirgli di fuggire costituisce anche la base per quella (molto più avanzata) che una volta indossata lo trasformerà nel supereroe che tutti

E' questa la genesi di Iron Man e la sceneggiatura da molto risalto alla fase di crescita e maturazione del protagonista. Questo è paradossalmente un pregio (perchè Tony Stark ne guadagna sensibilmente in quanto a caratterizzazione) e un difetto (perchè rimane poco spazio per approfondire gli altri personaggi e in particolare il primo, vero nemico di Iron Man, che non risulta particolarmente memorabile). Nonostante questo, bisogna ammettere che le due ore di pellicola risultano essere quasi sempre godibili, in parte grazie all'autoironia sempre presente ma che non è mai troppo invasiva e che da un tocco di originalità al film. Ma il merito più grande va attribuito all'attore principale Robert Downey Jr che col suo carisma e con la sua notevole presenza scenica diventa il punto forte di questo bel film, riuscendo a dar vita a un personaggio dalle molteplici sfumature, con una personalità molto forte e affascinante, che cattura immediatamente le simpatie degli spettatori. Forse è proprio l'estro del protagonista a mettere in ombra gli altri interpreti, che purtroppo non risaltano allo stesso modo.

Senza alti e bassi la regia, che fa il suo lavoro e che si avvale di una buona fotografia e di ottime scelte scenografiche, come quella di ambientare parte della storia in Afghanistan dando maggiore varietà all'impianto estetico. La colonna sonora, che incorpora numerosi pezzi non originali, è tutto sommato azzeccata e in sintonia con lo spirito sbarazzino di Stark.
In sintesi, ci troviamo di fronte a una trasposizione con tanti pregi e con pochi difetti, non certo perfetta, ma che con tutta probabilità accontenterà un po chiunque (i primi dati relativi agli incassi lo confermano). Un film senza grandi pretese, che vuole essere scorrevole e adatto a ogni fascia di appassionati, che a ben vedere si è già ritagliato un posto d'onore all'interno del suo genere e che, come è già stato confermato, darà vita a un sequel nel quale, lo speriamo con tutto il cuore, si potranno mantenere quegli aspetti positivi già apprezzati in questo progetto e chissà, sperar non nuoce, migliorare in quei pochi dettagli che lo hanno tenuto lontano dall'eccellenza.
Recensione a cura di Nosf
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