Regia: Jeff Betancourt
Sceneggiatura: Brian Sieve
Cast: Danielle Savre, Matthew Cohen, David Gallagher, Mae Withman, Tobin Bell
Sono trascorsi dieci anni dagli eventi narrati nel primo film, ma Laura Potter e suo fratello Henry continuano a essere perseguitati dalle loro paure: il buio e il Boogeyman (l’uomo nero, ma va?!).
Mentre Laura sceglie di negare la sua paura, Henry inizia a frequentare un programma di cura presso una clinica specializzata per individui affetti da fobie “estreme”.
Quando esce dalla clinica, Henry rivela che intende lasciare la sua città per voltare pagina e dimenticare il suo doloroso passato trasferendosi a San Francisco.
Prima di abbandonarla al suo destino, Henry la incoraggia a seguire il suo esempio e a confrontarsi con il terribile ricordo dell’omicidio dei genitori, suggerendole di

Tuttavia una serie di strane coincidenze e fatalità porta alla morte tutti i pazienti della clinica, ognuno ucciso in maniera macabra.
Boogeyman è tornato.
Più che il ritorno dell’uomo nero, una tra le creature da "incubo" più ridicole degli ultimi anni, sarebbe da prendere in considerazione il ritorno della Ghost House Pictures che torna a mietere vittime (i poveri spettatori paganti, al solito bistrattati) a poco più di un mese di distanza dall’ultimo aborto prodotto (“Rise - La setta delle tenebre”, con protagonista una scialba Lucy Liu).
Una storia che non decolla, ma prima ancora non convince e non coinvolge, colpa soprattutto di una serie di risvolti narrativi ricchi di cliché e di un cast monoespressivo e costantemente affranto (paghe al minimo sindacale in agguato).
Per non parlare del ridicolo pretesto con cui ogni volta l’uomo nero [Sussulto] riesce a mietere le inermi vittime, che casualmente si trovano sempre nella condizione di essere uccise, dall’inetto padre ucciso mentre scende da una scala a

Tutta una serie di ridicole trovate che anziché tenere viva l’attenzione dello spettatore lo invitano ad una rilassante seduta sul proprio letto, riuscendo altresì a strappare un sorriso (obiettivo primario delle moderne produzioni horror).
In conclusione (perché onestamente, nonostante il film duri circa 90 minuti, ho esaurito qualsiasi argomento e anche il solo sparlarne, alla lunga, porta noia) l’ennesimo disastro prodotto da Raimi e soci, esportato qui nel bel paese in un periodo in cui difficilmente, negli altri anni, c’era qualcosa di interessante, ma tra “Hellboy: The golden army”, “Il cavaliere oscuro” e “Agente Smart” per quest’anno la situazione pare differente.
E se la uniche due note di rilievo della pellicola sono un Tobin Bell (“Saw - L’enigmista”) inversione inedita con barba canuta e l’omonimia del cognome del regista con quello di Ingrid Betancourt la dice lunga sulla qualità della pellicola.
Un inno al risparmio.
E il 18 attendiamo anche “Le morti di Ian Stone” dell’italianissimo Dario Piana.
Pazienza nel vedere questo scempio a carico di Svengali
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