21.8.08

X-Files: Voglio Crederci

Regia: Chris Carter
Sceneggiatura: Frank Spotnitz, Chris Carter
Cast: Gillian Anderson, David Duchovny, Amanda Peet, Bill Connolly, Xbzit

A dieci anni dalla prima iterazione cinematografica di una delle più importanti serie televisive di tutti i tempi, tornano al cinema gli agenti Mulder e Scully.

Quanto può aver senso rispolverare una serie ormai conclusasi da 6 anni con interrogativi importanti, senza riprendere quel discorso lasciato in sospeso ? Che neanche la Fox puntasse molto sul progetto lo dicono i 30 milioni di dollari (quasi un film “low-budget”) messi a disposizione di Chris Carter per riportare in auge il mito dei due agenti dell’FBI Fox Mulder e Dana Scully; il responso del botteghino statunitense è stato impietoso: a quattro settimane dall’uscita nei cinema a stelle e strisce la pellicola ha incassato circa 20 milioni di dollari, vanificando qualsiasi velleità “trilogistiche” che gli autori si fossero preposti (la casa di produzione aveva annunciato la volontà di realizzare 3 film).
E la scusa dell’uscita nelle sale troppo prossima al “mattatore” dell’industria cinematografica di quest’estate 2008, quel “The Dark Knight” che sta frantumando record su record, non regge: il terzo episodio de “La Mummia” ha guadagnato quanto avevano guadagnato i due predecessori. Inoltre, come sottolineato dal “collega” ColinMckenzie di BadTaste.it, un calo degli incassi al secondo weekend del 60 % significa che il film è stato poco apprezzato e che le sue sorti economiche sono state funestate da un passaparola negativo.
Leggittimo, X-Files: Voglio Crederci è un film pessimo.
Rispondendo al quesito in apertura di recensione, sembra già assurdo di per sè inimicarsi una buona fetta degli aficionados del serial TV optando per una trama da “filler” (puntate slegate o legate debolmente alla trama principale), figuriamoci costruire una pellicola su un plot buono tuttal’più per un porno-omosex, senza neanche l’ombra di un solido elemento paranormale che non siano le visioni di un prete pedofilo castrato.
I Want to Believe vorrebbe prima di tutto essere un buon thriller, ma non ci riesce; in primis, la volontà dell’autore di porsi come demiurgo onniscente risulta essere nociva alla suspense e alla capacità di suscitare interesse nello spettatore; del resto chi vuole sorbirsi 2 ore di film su un’indagine di cui si conosce il colpevole sin dal primo quarto d’ora ?
Se poi lo script è pieno di buchi di sceneggiatura, incoerenze e banalità assortite - con occasionali risvolti comici che ci si aspetterebbe dai siparietti della Gialappa’s - la soglia dell’attenzione cala paurosamente.
Il rapporto “odi et amo” tra Mulder e Scully viene esplicato tramite scambi di battute lunghi e noiosi del quale spesso e volentieri si ignorano le finalità narrative; stupisce la superficialità con il quale l’FBI indaga sulla scomparsa dei due agenti, dando fiducia e ampie risorse a un perfetto sconosciuto farneticante, salvo poi tacciarlo di inattendibilità quando questi dimostra di non essere un lestofante; addirittura viene lasciato libero di delinquere quando è ormai chiaro che il soggetto in questione abbia un legame non indifferente con gli indiziati. Impossibile glissare sulla ridicola (e mal esplicata) escamotage con il quale viene sbrogliata l’indagine: perché mai un funzionario della sanità in servizio (incensurato peraltro), addetto al trasporto d’organi espiantati, dovrebbe essere fermato dalle forze dell’ordine ?
Strapperanno più di un sorriso – si ride per non piangere, intendiamoci - le banalissime allegorie religiose e di stampo complottistico; neanche gli autori di Scary Movie erano stati capaci di inquadrare la foto del presidente Bush con il sottofondo musicale dell’inquietante tema principale di X-Files. Va da sè che il modo in cui vengono affrontate tematiche delicate come religione e violenze su minori, e ancor di più la rozzezza di alcuni dialoghi ad esse relativi, lascia interdetti.
Se il compito della caratterizzazione dei due protagonisti viene lasciata alle 9 stagioni del serial TV, con sommo smarrimento di chi il telefilm neanche l’ha adocchiato distrattamente (ma si sa, Voglio Crederci è un prodotto prima di tutto destinato agli aficionados di X-Files), i personaggi di contorno sono di un piattume avvilente, specie gli agenti interpretati dal rapper Xbzit, capace di ostentare un’unica espressione facciale “corrucciata” per l’intera durata del film, e da Amanda Peet: fuori luogo e stranianti le attenzioni neanche troppo velate che il personaggio da lei interpretato rivolge a quello di David Duchovny, assurda (e girata neanche fosse un filmaccio horror splatter di serie z) la sua dipartita. Si sente la mancanza di un villain carismatico e con moventi solidi: quelli dell’allegra brigata di chirurghi e infermieri russi francamente sono buoni per trame da libricino Harmony-per-gay rilette in chiave frankensteiniana; la storia dell’omosessuale, che ha subito violenze durante l’infanzia, al quale vengono trapiantati arti e organi umani per trasformarlo in una vera donna potrebbe anche sortire l’effetto opposto alle intenzioni degli autori.
La messa in scena è da filmettino horror-splatter dozzinale, con movimenti di camera “Final-Destination style” dal gusto sado-gore, in netta contrapposizione con quello che X-files è stato per anni e anni. La narrazione ne risulta macchinosa e artificiosa e il raffazzonato finale lascia un tremendo senso di incompiutezza: non una parola sulla sorte delle persone coinvolte nel misfatto, di nuovo un prolisso dialogo al tramonto con sottofondo musicale che rievoca atmosfere da filmetto romantico e una scena dopo i titoli di coda che vi spingerà a chiedere indietro i soldi del biglietto.
Sulla sceneggiatura era stato mantenuto il massimo riserbo, con speculazioni e rumor che si susseguivano a ritmi vertiginosi, fino all’uscita americana; una mossa commerciale che per certi versi ricorda quegli embarghi e divieti che vengono imposti ai giornalisti che vedono in anteprima il film, spesso per timore che la pellicola venga stroncata prima dell’uscita nelle sale, con conseguente ingente perdita di guadagno. A ragione i produttori di X-Files: Voglio Crederci hanno ben pensato di impedire che qualcuno potesse intuire la mediocrità di un prodotto così scadente; un thriller brutto che infastidirà gli appassionati di lunga data e che cancellerà dai “profani” ogni minima volontà di riscoprire un telefilm che ha segnato la storia della televisione e l’immaginario collettivo di una generazione.



Recensione a cura di Calcifer

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Siete tornati! Era ora. ^^

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