4.3.08

David Cronenberg (Parte 1): Gli esordi

Negli ultimi quarant'anni ha costruito una delle filmografie più coerenti della storia del cinema, ha lanciato grandi attori, è stato fra i massimi esponenti del movimento cinematografico denominato “body horror”, ha avuto il coraggio di non scendere mai a compromessi rifiutando anche proposte multimilionarie per rimanere coerente al suo modo di fare cinema, si è improvvisato interprete in alcuni suoi lavori e in altri film di colleghi, ha scioccato intere generazioni con le sue visioni disturbanti, ha anticipato di decenni tematiche che sarebbero poi divenute di disarmante attualità e ha influenzato decine di altri importanti registi. Tutto questo e molto altro ancora è David Paul Cronenberg (Toronto, 15 marzo 1943), regista fra i più apprezzati a livello mondiale e tuttora in attività.
Figlio di un giornalista e di una pianista, Cronenberg si laurea in letteratura inglese all'università di Toronto e dopo aver scritto diversi racconti decide di dedicarsi al cinema realizzando dapprima alcuni cortometraggi (Transfer, From the drain) e poi, rispettivamente nel 1969 e nel 1970, i film indipendenti Stereo e Crimes of the future. Già da questi primi lavori appare evidente l'interesse del regista per il rapporto fra mente e corpo e la sua ricerca quasi ossessiva nell'esplorare le possibili mutazioni di quest'ultimo. Negli anni immediatamente successivi Cronenberg realizza alcuni prodotti per il piccolo schermo, ma è solo nel 1975 che porta a termine Shivers, il film che di fatto gli permetterà di farsi conoscere al grande pubblico ricevendo una distribuzione capillare e giungendo anche nel nostro paese con il titolo Il demone sotto la pelle. Anche se ad un occhiata superficiale sembrerebbe trattarsi di un banale b-movie, dietro la facciata palesemente orrorifica si celano tutti quegli elementi che nei decenni successivi formeranno il cinema cronenberghiano. Il film narra la storia di due giovani sposi neo inquilini in un avvenieristico complesso residenziale, una sorta di isola della felicità in cui tutti paiono essere pervasi dalla serenità. Naturalmente le cose degenerano e i due protagonisti si ritrovano catapultati in un incubo fatto di strani parassiti che trasformano le persone in belve ferocissime e dagli istinti sessuali irrefrenabili. Dietro tutto questo si cela la mano dell'uomo e a nulla serviranno i tentativi di reprimere il contagio, il complesso residenziale si trasformerà in una prigione, e nel finale assisteremo a quello che potremmo definire l'inizio di una nuova era per il mondo intero. Un film che fa dell'horror un pretesto per parlare delle inquietudini legate alla sessualità e al contagio, in un certo senso precursore di quello che la società umana vivrà per davvero con il diffondersi delle malattie sessualmente trasmissibili nei decenni successivi. Questo prodotto, che in parte strizza l'occhio ad altre precedenti produzioni cinematografiche, come L'invasione degli ultracorpi del 1956, ma che è in realtà estremamente innovativo nel introdurre tematiche fin troppo moderne per l'epoca, suscita una spaccatura della critica ricevendo una pesante bocciatura in patria ma ottenendo importanti consensi all'estero e realizzando guadagni enormi se rapportati al budget iniziale.
Anche il successivo Rabid fu un grande successo economico ottenendo in un solo anno un profitto di circa venti volte maggiore rispetto alle spese di realizzazione. Ancora una volta si tratta di un horror che riprende elementi già visti ma che si dimostra di nuovo veicolo molto efficace approfondire le tematiche che interessano al regista. Rabid (in Italia uscito col sottotitolo Sete di sangue) reinventa di fatto l'archetipo del vampiro contaminandolo con reminiscenze dello zombie-movie "romeriano" e contestualizzandolo nella società moderna. Anche in questo caso sono la scienza e il desiderio di intervenire sul corpo a scatenare gli eventi che fanno da corpo al film. Una giovane ragazza di nome Rose (l'attrice del porno Marilyn Chambers) viene raccolta in gravissime condizioni dopo un terribile incidente stradale da un ricercatore e accolta nella sua clinica privata. Essendo il suo corpo in gran parte ustionato e trovandosi quindi in pericolo di morte diventa una cavia per gli esperimenti del medico che le trapianta tessuti cutanei prelevati da altri esseri umani. La reazione sarà imprevista e porterà allo sviluppo di un nuovo elemento nel fisico della ragazza, una sorta di pungiglione ascellare che le permetterà di nutrirsi del sangue di altri esseri umani trasformandoli tuttavia, a sua insaputa, in una sorta di zombie molto aggressivi che a loro volta possono diffondere il morbo. La giovane protagonista si rende conto di essere divenuta simile a una sorta di mostruosità e non riesce ad accettarsi per quello che è ma al contempo non può trattenersi dall'impulso irrefrenabile di aggredire le sue vittime. Il finale sarà simile a quello di Shivers. Un film ancora più profondo del precedente, horror dalla struttura melodrammatica, che si rivela fra le opere più riuscite nella prima parte della filmografia di Cronenberg.
Il film successivo è l'anomalo Fast Company (messo in onda anche dalle reti italiane col titolo Veloci di mestiere), anomalo perchè per la prima volta il regista si discosta dal'horror e firma un lungometraggio ambientato nel mondo delle "Drag races", corse automobilistiche su circuito. In realtà le similitudini coi suoi precedenti film ci sono, anche se, dato il contesto, risultano non proprio evidenti. E' un film interessante e da riscoprire ma che forse non possiede la carica visionaria degli altri lavori.
Ma già dal lavoro seguente Cronenberg ritorna al genere a lui caro girando The Brood (da noi Brood - La covata malefica): anche in questo caso è un dottore a dare vita agli eventi narrati, ma questa volta la scienza diventa un mero veicolo per scatenare le potenzialità e le mostruosità insite nella mente umana. Il film narra infatti di una paziente in cura presso una clinica psichiatrica che subisce le sperimentazioni di una nuova tecnica denominata dal suo inventore “psicoplasmica” che verte a mettere in condizione il paziente di dare uno sfogo fisico, attraverso il proprio corpo, ai desideri, alle ossessioni e a tutto ciò che è stato represso nella propria subcoscienza. Nel caso della donna in cura le sperimentazioni avranno un successo straordinario, rendendo addirittura possibile una proiezione carnale dei propri pensieri nella forma di piccoli e ripugnanti esseri privi di connotati. E' un film costruito in maniera impeccabile, con una tensione crescente che trova sfogo nel finale visionario e incredibilmente disturbante. E' anche un film che anticipa gli argomenti affrontati nel successivo Scanners (del quale vi parleremo meglio nella seconda parte di questa monografia) e che conclude un ideale prima parte della filmografia del regista, fatta di film conosciuti principalmente dagli ammiratori di Cronenberg e dai cultori del genere horror e poco famosi al grande pubblico se rapportati ai lavori successivi, ma non per questo da sottovalutare in quanto esponenti rimarchevoli di uno stile unico e inconfondibile creato da un cineasta che fin dagli esordi ha saputo plasmare e reinventare con coraggio il genere horror a suo piacimento arricchendolo di tematiche ancora oggi estremamente attuali.


Prima parte a cura di Nosf

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