1.3.08

Recensione: [°REC]

Regia: Jaume Balaguero, Paco Plaza

Sceneggiatura: Jaume Balaguero, Paco Plaza
Cast: Manuela Velasco

La paura in diretta, questa la scritta che campeggia sul poster italiano di “[°REC]”, e così è, almeno in parte.
Uscito dopo innumerevoli ritardi, sarebbe dovuto uscire a Novembre (sembra sia la moda del momento, anche “Rendition” è infatti figlio della stessa sorte), il film di Balaguero (“Darkness” e “Fragile”) e Plaza (“Second Name”, sempre insieme a Balaguero) utilizza lo stesso espediente di “Cloverfield”, ossia quello della camera a mano, in modo da dare alla pellicola un tocco amatoriale e al contempo coinvolgere maggiormente lo spettatore, riuscendo comunque là dove il film di Matt Reeves ha sbagliato, ossia nel mantenere alta la tensione.
Tutto inizia nel più classico dei modi, con Angela Vidal che si appresta a realizzare, insieme al suo fidato cameraman, Pablo, un’altra puntata del suo programma televisivo, Mentre voi dor
mite, che seguirà una pattuglia dei pompieri nella loro ronda notturna.
Ma durante quella che
dovrebbe essere un normale intervento di routine, succede qualcosa di inatteso e si ritrovano intrappolati nell’androne di un condominio in cui sembra che sia scoppiata un’epidemia dalle cause sconosciute.
Da qui in poi non ci sarà un attimo di tregua, con continui sbalzi di tensione.
Almeno questo avrebbe dovuto essere “[°REC]” e quanto promettevano le varie reclame, ma nei fatti le cose sono andate un pò diversamente.
Nella prima mezz’ora succede poco o niente, vengono introdotti i vari tasselli che determineranno poi gli eventi futuri, elemento indispensabile per dare corpo alla narrazione e sarebbe una cosa a cui no
n si darebbe alcun peso, se non fosse che il film dura “soltanto” 70 minuti (non che la durata pregiudichi la qualità, sia ben chiaro).
Dunque un primo tempo quasi interamente inutile.
Tuttavia il rimanente è giostrato magistralmente dai due registi spagnoli, che pur tessendo la trama con elementi semplici, pri
vi di sprazzi di originalità e utilizzando elementi già visti e ri-visti, riescono a impressionare e a spaventare, fino all’epilogo, in parte atteso (l’imprevedibilità non è il punto forte del film e non sembra essere nemmeno il marchio di fabbrica di Balaguero) che permette finalmente di tirare un sospiro di sollievo.
Come dicevo in apertura, sorge spontaneo il paragone con “Cloverfield”, favorito anche dal fatto che entrambi sono usciti nel mese di Febbraio (avremo modo di apprezzare nuovamente film girati con la medesima tecnica molto presto, entro l’estate usciranno infatti “Diary of the dead” di Romero e “Redacted” di Brian De Palma), ma si dif
ferenzia dal primo per non voler fare del mistero il suo punto cardine, a livello di marketing è stato fatto pochissimo, almeno qui in Italia, soprattutto se paragonato alla campagna virale messa in atto per il titolo Paramount, che ha generato anche un “mostruoso” (e il caso di dirlo) hype, per nulla contraccambiato dalla qualità del prodotto, risultando più semplice e commestibile un pò a tutti i palati.
Sicuramente non mancherà di soddisfare gli amanti del genere horror, ma rimane godibile anche da tutti gli altri.
Un vero peccato dunque che non si sia fatto qualcosa in più, anche la protagonista (Manuela Velasco) non è che si distingua più di tanto da un manichino in quanto a partecipazione, gli americani, lungimiranti direi io, hanno come al solito pensato di realizzarne un remake (“Quarantine”, diretto da John Erick Dowdle, in uscita ad Ottobre).
Staremo a vedere.

Ovviamente hanno ben pensato di distribuirlo in sole 140 sale cinematografiche.

Recensione a cura di Svengali

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