Regia: Steven L. Cunningham
Sceneggiatura: John Hodge
Cast: Alexander Ludwig, Christopher Eccleston, James Cosmo, Ian McShane
Disponibile sia in vendita che a noleggio da un po' di tempo, vi redarguiamo sui motivi per cui questo film non deve "entrare" nelle vostre vite.
E’ la classica, ed eterna, storia dello scontro tra la luce e le tenebre quella messa in scena in “Il risveglio delle tenebre”, primo lavoro “importante” per Steven L. Cunningham.
Un giovane ragazzo (Alexander Ludwig) deve cercare dei “segni” per scongiurare la fine del mondo, in queste poche parole è riassumibile la trama e nulla sembra esser andato per il verso giusto.
L’incipit è molto fiacco e ricco di cliché (famiglia numerosa, protagonista che fatica ad ambientarsi, padre che a stento trova un lavoro) al punto tale da aver l’impressione di aver già visto il film ed è facilmente intuibile com’evolverà la vicenda e, soprattutto, come si concluderà.
Ossessive le musiche di sottofondo, composte da Christophe Beck, che si intromettono per tutti i 94 minuti, atte forse a giustificare l’acquisto della colonna sonora.
Il protagonista, il giovane Will Stanton, non è per nulla convincente, privo di carisma, si presenta in scena sempre con lo sguardo affranto o assente.

E’ difficile, dunque, seguire anche la storia, minata oltre che dalla sopraccitata inespressività del protagonista anche da una partecipazione a puro scopo “remunerativo” del resto del cast. In aiuto non viene certamente il montaggio, si susseguono, infatti, una serie di scene prive di un filo conduttore, infarcite con dialoghi stereotipati all’inverosimile e ricche dei topici eventi cari ai film fantasy (e non solo), come l’ormai inflazionato gesto di utilizzare internet per dare una svolta al film (banalità delle banalità, il protagonista inserisce come chiave di ricerca “Light and darkness”).
Il risultato conclusivo è un lungo videoclip che vede un alternarsi di scene al ralenti, ingiustificate, in ogni scena di “combattimento” e sequenze “accelerate” inverosimilmente, quasi si trattasse del trailer e non del film vero e proprio, un protagonista che si ritrova con dei “poteri” da un momento all’altro, senza che sia fornita una spiegazione razionale, un tentativo di introspezione psicologica che serve solo ad infiacchire la storia principale e uno dei peggiori villain degli ultimi tempi (Christopher Eccleston, “28 giorni dopo”).
L’unico spunto b
uono in questo marasma è l’idea del viaggio nel tempo, ovviamente sfruttata malissimo dall’inesperto Cunningham, privo d’inventiva e delle capacità basilari per portare avanti la vicenda del giovane Stanton.

La sua unica sufficienza, stentata in ogni caso, il film la raggiunge nel comparto tecnico, con una fotografia di mediocre qualità, opera di Joel Ransom (tuttavia c’è un’elevata variazione cromatica tra una scena e l’altra) e degli effetti speciali di buon livello.
Il finale è scontato e prevedibile e si tira un sospiro di sollievo quando s’iniziano ad intravedere i titoli di coda.
La considerazione più ovvia è che allo stato di cose attuali, essendo il genere molto prolifico ad Hollywood, si sia abbassata la qualità delle produzioni cinematografiche ed arrivano sul grande schermo (ma molti sono anche i film che escono direttamente in versione domestica) script non proprio esaltanti o/e viene adattato qualsiasi romanzo che contenga al suo interno un essere dalle orecchie a punta.
Viene dunque da chiedersi se il flop dell’anno, per quanto riguarda i film fantasy, sia questo “Il risveglio delle tenebre” o l’altro polpettone propinatoci nel periodo natalizio (“La bussola d’oro” ndr), onestamente la scelta propende per il primo, che si ritrova ad essere il degno rappresentante di tutto ciò che un film, indipendentemente dal genere in questo caso, non deve essere, facendo a tratti rimpiangere anche la scialba interpretazione di Sandra Bullock nel pessimo “Premonition”.
Costipato e noioso.
Recensione a cura di Svengali
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