16.5.08

Recensione: Superhero - Il più dotato fra i supereroi

Regia: Craig Mazin
Sceneggiatura:
Craig Mazin

Cast:
Drake Bell, Jill Johnson, Cristopher McDonald, Sara Paxton, Leslie Nielsen


Nuovo film parodia sulla falsa riga dei vari “Scary Movie” e del recente “3ciento - Chi l’ha duro...la vince”.



Rick Ricker (Bell) è un ragazzo timido e imbranato che viene punto fortuitamente da una libellula geneticamente modificata, ottenendo così dei superpoteri.
Come nel più classico dei film del genere, da grandi poteri derivano grandi responsabilità e così Rick, o meglio Dragonfly, è costretto a contrastare i folli piani del dottor Landers (McDonald) e a proteggere la sua amata Jill Johnson (Paxton).

Il mese scorso quei simpaticoni che ci avevano propinato vaccate come “Hot movie” ed “Epic movie” hanno ben pensato di rallegrarci con “3ciento - Chi l’ha duro...la vince”, bene, questo mese arriva “Superhero - Il più dotato fra i supereroi” (l’immancabile sottotitolo made in Italy è ormai una costante) a fargli concorrenza (tranquilli, i film di Friedberg e Seltzer sono ancora il “top”).
Prendendo le mosse dai primi due film sull’uomo ragno (diretti da Sam Raimi), il film di Craig Mazin è un’accozzaglia di eventi senza senso che
non strappano neanche una risata e in cui il vertice dell’intrattenimento è raggiunto con le flatulenze della zia Lucille (la Marion Ross vista in “Happy Days”), prolungate e senza senso, che farebbero impallidire l’Alvaro Vitali dei tempi d’oro. Comparsate di Pamela Anderson (nelle striminzite vesti di Donna Invisibile) e Leslie Nielsen (il portafogli evidentemente piangeva).
Un attore protagonista sconosciuto e che non brilla per simpatia ed espressività completano il tutto.

Onestamente non mi spiego (ma ormai par essere un abitudine con prodotti del genere) come possano esser realizzati film del genere, e rivelarsi altresì dei successi non solo in patria, ma anche all’estero (Italia compresa), f
orse (e lo sottolineo) fa bene quel geniaccio di Uwe Boll ha realizzare prodotti talmente pessimi da risultare ilari, almeno si da’ per scontato facciano ridere, ma in casi come questo (e del precedente “3ciento”) in cui si cerca a tutti i costi di far ridere lo spettatore con battute di dubbio gusto e volontari doppi sensi, non rimane altro da fare che guardare oltre.
Nel confusionario finale c’è di tutto, dal papa che scatta foto al Dalai Lama nudo a Nelson Mandela che combatte fianco a fianco con i monaci tibetani, in un pastiche mal riuscito di citazioni da altri film.
Fortunatamente il regista è anche sceneggiatore di tale disastro, almeno si ha la possibilità di incolpare una sola persona per tutto questo “ben di Dio”, del resto Mazin non è Zucker (invece nelle vesti di produttore insieme ai fratelli Weinstein) e si vede, soprattutto nel modo in cui gestisce le varie situazioni comiche (?, a dire il vero non strappa nemmeno una risata) risultando molto spesso offensivo (come nel caso della parodia a Stephen Hawking) e/o fuori luogo (le parodie di “X-Men” e “Batman Begins” sono orride).
Non si avvertiva la necessità di un simile film (se non, e qui ci riallacciamo a quanto detto prima, per rinvigorire il conto in banca).

Da dimenticare.
Premio stronzata del mese.


Recensione a cura di Svengali

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